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Crisi in Medio Oriente, l’appello alla pace del sindaco Giglioli

18 Maggio 2021

Sono giorni molto convulsi in Medio Oriente. Avevamo appena finito di ammirare non senza una punta di invidia, ma con molta speranza la campagna vaccinale israeliana, prima nazione al mondo a raggiungere quasi l’immunità di gregge e a riaprire tutte quelle belle cose da assembramento che ancora mancano in Europa. Purtroppo ora il Medio Oriente è tornato protagonista dei telegiornali nazionali, per quello che spesso lo ha caratterizzato. La guerra.

E’ ripresa la guerriglia tra lo Stato di Israele e Hamas, una guerra asimmetrica, non fatta di eserciti sul campo ma che fa vittime e costringe la popolazione civile israeliana e palestinese a vivere nel terrore di essere uccisa. Si potrebbe disquisire molte ore su questo nuovo casus belli, ma non aggiungeremmo niente alla discussione. Il fatto è che da molti anni il processo di pace è praticamente fermo, se non esaurito. Arriveremo probabilmente ad un cessate il fuoco, obiettivo del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, del resto Israele si guarda bene da occupare la Striscia di Gaza e Hamas finirà la scorta di razzi, dei quali verrà poi rifornita dall’Iran in questa guerra per procura. E poi che succederà, il copione non potrà che ripetersi.

Benjamin Netanyahu da più di un decennio alla guida del governo israeliano, con maggioranze deboli, e con il sostegno di piccole formazioni di estrema destra, con elezioni che non fanno che confermare un esito incerto e sempre sul filo delle metà dei seggi, ha adottato una strategia semplice: ignorare la questione palestinese, ignorare il processo di pace. Ha archiviato la soluzione dei due Stati. Mentre la leadership della gerontocrazia palestinese è sempre più debole, con il controllo di un’esigua porzione di territorio, incapace di contenere il movimento islamico di Hamas, sorretto e finanziato dall’Iran e dal neo Sultano Erdogan. Hamas persegue il suo obiettivo statutario della distruzione “dell’entità sionista”, Israele non solo dev’essere cancellato dalle cartine geografiche, senza la presenza di nessun ebreo tra il Giordano e il Mediterraneo, ma non ha diritto neanche alla menzione del nome.

Ecco per quanto tempo ancora vogliamo ignorare il negoziato di pace, un negoziato che metta da parte alcune questioni identitarie, e che dia una prospettiva di pace al Medio Oriente, con Israele che vive in sicurezza, in pace con i propri vicini, e al popolo palestinese, che come tutti i popoli ha diritto ad avere riconosciuta una patria. La prospettiva è sempre quella di avere due Stati, per due popoli, con Gerusalemme unica capitale, sull’esempio di Roma.
Non arrendiamoci alla pace!